Sintesi ragionata dell’Articolo. Il
testo completo è leggibile sul numero 04/2014 della Rivista Antincendio – EPC Periodici.
Abstract
Sul numero
di Aprile 2014 della Rivista Antincendio (EPC Periodici) è stato pubblicato un
articolo di Filippo Cosi, in cui viene illustrato uno studio di Ingegneria Antincendio
relativo ad un’autorimessa interrata
multipiano. Lo studio è basato su una trentina di simulazioni condotte
con il software FDS - Fire Dynamics Simulator, realizzate per valutazioni
ingegneristiche a carico di un’autorimessa poi effettivamente realizzata.
Come
richiesto dalle linee guida internazionali e dalla normativa italiana (D.M. 9
maggio 2007, Lett. Circ. 31 marzo 2008, ecc), gli scenari esaminati si
differenziano per posizione del focolaio, ubicazione e ampiezza delle superfici
di aerazione, caratteristiche del sistema di esodo. Sono stati eseguiti diversi
confronti tra le varie configurazioni, per valutarne la migliore ai fini della
sicurezza dell’esodo delle persone (obiettivo primario della sicurezza
antincendio).
L’attenzione
è focalizzata sul sistema di aerazione naturale, analizzando sia configurazioni
conformi alla normativa che in deroga. Si scopre che anche una configurazione non
conforme può garantire idonei standard di sicurezza.
Gli obiettivi
dello studio
L’obiettivo generale dello studio è quello di dimostrare, tramite
simulazioni di incendio, che diverse configurazioni del sistema di aerazione
naturale dell’autorimessa, correlate a diverse configurazioni del sistema di
esodo, permettono condizioni di sicurezza inaspettate, anche nei casi non
conformi alla normativa attuale (D.M. 1 febbraio 1986).
Obiettivo
2. Dimostrare l’efficacia di un sistema di aerazione naturale non
pienamente conforme al disposto normativo. Infatti il decreto si limita a
prescrivere un valore minimo della superficie di aerazione naturale (4% = 1/25)
ed una distanza reciproca massima tra le aperture (40 m). Non si fa
distinzione, invece, tra le aperture di evacuazione fumi e quelle di ingresso
dell’aria esterna di riscontro (questa differenziazione è invece chiaramente
riscontrabile nella norma UNI 9494).
Nella configurazione proposta (layout C) si rispetta comunque la
percentuale del 4% per la superficie di aerazione naturale, ma vengono distinte
le aperture di evacuazione fumi (ubicate nella parte alta dei comparti) da
quelle di ingresso dell’aria esterna (ubicate nella parte bassa). Inoltre, la
separazione delle aperture di ventilazione tra i diversi livelli
dell’autorimessa, richiesta dal D.M., viene applicata esclusivamente alle
aperture di evacuazione fumi. In questo modo, sfruttando il naturale andamento
dei fumi caldi verso l’alto, il progettista può cercare di definire a priori da
quali aperture fuoriusciranno i fumi e da quali entrerà l’aria esterna. In
questo caso risulta quindi superflua la separazione delle aperture per l’aria
esterna tra i diversi livelli di un’autorimessa multipiano. Di conseguenza è
necessaria una superficie minore da destinare alle griglie di aerazione al
piano della copertura, a parità di effetti. Questo costituisce un indubbio vantaggio in termini architettonici in
quanto è maggiore la superficie in copertura a disposizione per le sistemazioni
esterne. Addirittura risulta che una più razionale configurazione del
sistema di aerazione naturale, a parità di superficie, comporta significativi
miglioramenti rispetto alla configurazione base (cioè quella pienamente
conforme alla norma).
Obiettivo
3. Attraverso lo scenario D, si dimostra che, pur riducendo la
superficie di aerazione a valori inferiori al 4% richiesto dal D.M., si possono
garantire, nella configurazione predisposta, migliori condizioni interne nel
corso delle prime fasi dell’incendio.
Obiettivo
4. Parallelamente, si illustra come i fumi non invadono i livelli
soprastanti a quello dell’incendio, sebbene i cavedi per l’ingresso dell’aria esterna siano in
comune tra i vari piani.
Ulteriori simulazioni hanno dimostrato che, ove possibile, è
conveniente posizionare le vie di fuga nelle vicinanze delle aperture basse da
cui l’aria esterna penetra nel comparto.
Conclusioni
I casi di
studio qui illustrati, che costituiscono solo una piccola parte delle numerose simulazioni condotte,
confermano le motivazioni che hanno portato, nel nostro Paese, alla
formalizzazione delle metodologie dell’Ingegneria antincendio, con l’emanazione
del D.M. 9 maggio 2007 e delle relative circolari esplicative. E’ stato preso
atto dal legislatore che il professionista antincendio non può più limitarsi al
solo rispetto delle normative esistenti in quanto questo non garantisce sempre
livelli di sicurezza idonei. Viceversa, spesso le prescrizioni della legge risultano
difficili da rispettare. Per cui dal 2007 è stato attribuito valore legale all’Ingegneria
antincendio e sono stati forniti due binari entro cui gli approfondimenti
tecnici devono viaggiare. Attualmente la F.S.E. viene utilizzata soprattutto al
fine di avvalorare scelte progettuali difformi dalla normativa ed è necessario
passare attraverso lo strumento della deroga.
Tenendo però
conto del futuro passaggio dalle norme tecniche verticali attuali al nuovo
Codice di Prevenzione Incendi, i metodi della Fire Safety Engineering saranno
uno strumento sempre più utile per il progettista antincendio. La nuova RTO
infatti consentirà al progettista maggior spazio di manovra superando i vincoli
eccessivi delle attuali norme prescrittive, ma per navigare in tale spazio di
manovra sono necessarie competenze specifiche ed esperienza che solo un
progettista antincendio esperto di FSE può garantire.
Nessun commento:
Posta un commento