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mercoledì 8 ottobre 2014

La progettazione antincendio delle autorimesse con FDS: aerazione naturale e sicurezza dell’esodo


Sintesi ragionata dell’Articolo. Il testo completo è leggibile sul numero 04/2014 della Rivista Antincendio – EPC Periodici.




Abstract
Sul numero di Aprile 2014 della Rivista Antincendio (EPC Periodici) è stato pubblicato un articolo di Filippo Cosi, in cui viene illustrato uno studio di Ingegneria Antincendio relativo ad un’autorimessa interrata  multipiano. Lo studio è basato su una trentina di simulazioni condotte con il software FDS - Fire Dynamics Simulator, realizzate per valutazioni ingegneristiche a carico di un’autorimessa poi effettivamente realizzata.
Come richiesto dalle linee guida internazionali e dalla normativa italiana (D.M. 9 maggio 2007, Lett. Circ. 31 marzo 2008, ecc), gli scenari esaminati si differenziano per posizione del focolaio, ubicazione e ampiezza delle superfici di aerazione, caratteristiche del sistema di esodo. Sono stati eseguiti diversi confronti tra le varie configurazioni, per valutarne la migliore ai fini della sicurezza dell’esodo delle persone (obiettivo primario della sicurezza antincendio).
L’attenzione è focalizzata sul sistema di aerazione naturale, analizzando sia configurazioni conformi alla normativa che in deroga. Si scopre che anche una configurazione non conforme può garantire idonei standard di sicurezza.
 


 
Gli obiettivi dello studio
L’obiettivo generale dello studio è quello di dimostrare, tramite simulazioni di incendio, che diverse configurazioni del sistema di aerazione naturale dell’autorimessa, correlate a diverse configurazioni del sistema di esodo, permettono condizioni di sicurezza inaspettate, anche nei casi non conformi alla normativa attuale (D.M. 1 febbraio 1986).
Obiettivo 2. Dimostrare l’efficacia di un sistema di aerazione naturale non pienamente conforme al disposto normativo. Infatti il decreto si limita a prescrivere un valore minimo della superficie di aerazione naturale (4% = 1/25) ed una distanza reciproca massima tra le aperture (40 m). Non si fa distinzione, invece, tra le aperture di evacuazione fumi e quelle di ingresso dell’aria esterna di riscontro (questa differenziazione è invece chiaramente riscontrabile nella norma UNI 9494).
Nella configurazione proposta (layout C) si rispetta comunque la percentuale del 4% per la superficie di aerazione naturale, ma vengono distinte le aperture di evacuazione fumi (ubicate nella parte alta dei comparti) da quelle di ingresso dell’aria esterna (ubicate nella parte bassa). Inoltre, la separazione delle aperture di ventilazione tra i diversi livelli dell’autorimessa, richiesta dal D.M., viene applicata esclusivamente alle aperture di evacuazione fumi. In questo modo, sfruttando il naturale andamento dei fumi caldi verso l’alto, il progettista può cercare di definire a priori da quali aperture fuoriusciranno i fumi e da quali entrerà l’aria esterna. In questo caso risulta quindi superflua la separazione delle aperture per l’aria esterna tra i diversi livelli di un’autorimessa multipiano. Di conseguenza è necessaria una superficie minore da destinare alle griglie di aerazione al piano della copertura, a parità di effetti. Questo costituisce un indubbio vantaggio in termini architettonici in quanto è maggiore la superficie in copertura a disposizione per le sistemazioni esterne. Addirittura risulta che una più razionale configurazione del sistema di aerazione naturale, a parità di superficie, comporta significativi miglioramenti rispetto alla configurazione base (cioè quella pienamente conforme alla norma).
Obiettivo 3. Attraverso lo scenario D, si dimostra che, pur riducendo la superficie di aerazione a valori inferiori al 4% richiesto dal D.M., si possono garantire, nella configurazione predisposta, migliori condizioni interne nel corso delle prime fasi dell’incendio.
Obiettivo 4. Parallelamente, si illustra come i fumi non invadono i livelli soprastanti a quello dell’incendio, sebbene i cavedi  per l’ingresso dell’aria esterna siano in comune tra i vari piani.
Ulteriori simulazioni hanno dimostrato che, ove possibile, è conveniente posizionare le vie di fuga nelle vicinanze delle aperture basse da cui l’aria esterna penetra nel comparto.
 

 

Conclusioni
I casi di studio qui illustrati, che costituiscono solo una piccola parte delle numerose simulazioni condotte, confermano le motivazioni che hanno portato, nel nostro Paese, alla formalizzazione delle metodologie dell’Ingegneria antincendio, con l’emanazione del D.M. 9 maggio 2007 e delle relative circolari esplicative. E’ stato preso atto dal legislatore che il professionista antincendio non può più limitarsi al solo rispetto delle normative esistenti in quanto questo non garantisce sempre livelli di sicurezza idonei. Viceversa, spesso le prescrizioni della legge risultano difficili da rispettare. Per cui dal 2007 è stato attribuito valore legale all’Ingegneria antincendio e sono stati forniti due binari entro cui gli approfondimenti tecnici devono viaggiare. Attualmente la F.S.E. viene utilizzata soprattutto al fine di avvalorare scelte progettuali difformi dalla normativa ed è necessario passare attraverso lo strumento della deroga.
Tenendo però conto del futuro passaggio dalle norme tecniche verticali attuali al nuovo Codice di Prevenzione Incendi, i metodi della Fire Safety Engineering saranno uno strumento sempre più utile per il progettista antincendio. La nuova RTO infatti consentirà al progettista maggior spazio di manovra superando i vincoli eccessivi delle attuali norme prescrittive, ma per navigare in tale spazio di manovra sono necessarie competenze specifiche ed esperienza che solo un progettista antincendio esperto di FSE può garantire.

 
 

 

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